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SRI AUROBINDO: "NUOVE" TESTIMONIANZE RIGVEDICHE


Quest'anno (2021) è stato pubblicato un nuovo libro che raccoglie alcune trascrizioni di conversazioni che Sri Aurobindo concesse nel 1926 (tra maggio e settembre, per la precisione). Il libro, intitolato Sri Aurobindo's Talks of 1926, contiene 74 conversazioni che Sri Aurobindo intrattenne in modo informale con alcuni personaggi (7 fissi e 5 occasionali), tra i quali si annovera Anilbaran Roy (1890-1974), stimatissimo rivoluzionario indiano (gli ultimi anni della sua vita li consacrò a tentare di evitare la sciagurata spartizione fra India e Pakistan voluta dagli inglesi), il quale si curò di trascriverle a memoria. Fra i presenti, anche un altro rivoluzionario, A.B. Purani (1894-1965) decise di trascrivere le conversazioni di Sri Aurobindo, raccolte in un tomo ben più voluminoso, coprente un arco di tempo assai più vasto (1923-1943, seppur con una lunga interruzione centrale) e pubblicato ormai da diversi decenni (la prima edizione risale al 1959), dal titolo Evening Talks with Sri Aurobindo. La maggior parte delle conversazioni contenute nel libro di Roy, tuttavia, non sono presenti nella raccolta di Purani, pertanto si tratta di un documento preziosissimo, che va ad affiancarsi a quelli già esistenti.

Al di là di qualche possibile difetto di memoria, si tratta infatti di trascrizioni di inestimabile valore, in cui Sri Aurobindo (come di consueto) affronta gli argomenti più disparati e risponde a domande di ogni sorta. In particolare, vengono affrontati argomenti quali: spiritualità, politica, cultura, arte, costumi sociali, evoluzione futura dell'uomo. In questa specifica rubrica, ovviamente, ci interessano alcune precisazioni riguardanti la propria metodologia d'approccio nei confronti del Ṛgveda. La traduzione che offriamo qui di seguito è stata realizzata da Tommaso Iorco (ovvero, il curatore dell'edizione italiana del Ṛgveda da noi pubblicata). Essa risale al 2 agosto 1926; venne sottoposto a Sri Aurobindo un articolo firmato da un critico indiano, dedicato alla traduzione in inglese offerta da Sri Aurobindo di alcuni inni rigvedici. Ecco cosa lo stesso Sri Aurobindo, parlando in terza persona (come ogni tanto gli capitava di fare), osserva:


"Sri Aurobindo accetta l'etimologia attualmente accordata ai termini [rigvedici]. Ma tali termini sono simboli: possiedono un significato interiore, ed egli ha voluto mettere in luce proprio tale significato interiore. Agni significa 'fuoco' e designa il dio del fuoco - ma che cosa intende rappresentare? Nell'anima interiore dell'uomo, esiste un'aspirazione verso l'Eterno, la Divinità suprema, e la fiamma di Agni rappresenta questa aspirazione interiore. [...] Il significato etimologico e grammaticale delle parole non è così difficile da rintracciare, mentre il significato interiore, spirituale, che si cela dietro tali significati etimologici è arduo da scoprire. [...] Se ci si basa unicamente sulle implicazioni etimologiche e grammaticali, è impossibile scoprire interamente il significato interiore. [...] I ṛṣivedici giunsero a tali verità mediante la visione spirituale, e il nucleo del loro insegnamento può essere riscoperto soltanto per mezzo della percezione spirituale. Il critico in questione sostiene che il solo modo di studiare i Veda consiste nel raffrontare tutti i diversi commentatori, comparare i loro trattati e giungere infine a formulare una conclusione. Un simile metodo è totalmente infruttuoso - il solo risultato consisterà in un'accozzaglia di errori prodotti nel passato".



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